venerdì 12 settembre 2014

Il mio percorso verso la felicità


Questa è forse la prima volta che parlo veramente di verdure. In realtà nemmeno ne parlo, perché non si tratta della solita ricetta ma semplicemente di un piccolo sfogo che sentivo il bisogno di far uscire dalla mia testa con qualche parola vagante. Da un po' di tempo sto rimettendo in discussione moltissime cose e quello a cui per ora sono giunta è che il mio personale percorso verso la felicità ha una meta ben precisa: me stessa. Un obiettivo che sembra vicino ma che in realtà sento ancora lontanissimo.

Il primo passo è una rivisitazione del mio modo di vivere: mi stavo spegnendo man mano, lasciando che il mio corpo fosse via via assorbito dalla stoffa del divano, involucro vuoto e brutto di pensieri e svogliatezza: non è questo che voglio essere. Perciò piano piano cerco di ritornare al movimento, al benessere, ad un minimo di salutismo e attenzione al mio corpo che avevo abbandonato del tutto. E le mie verdure, le care verdure del nome di questo blog mi fanno compagnia. Perché non è necessario essere monotoni e tristi per mangiare in modo più sano: la mia ultima settimana è stata piena di colori e sapori, che so mi seguiranno mutando con me stagione dopo stagione.

Non so se tornerò tanto presto ad aggiornare il blog. So che in primavera ci sarò, ma completamente diversa.

Il menu nell'ordine:
1. insalata di pomodori e cetrioli, con feta
2. fagiolini al dente al basilico con mozzarella
3. pomodori datterino con tonno affumicato e lime
4. piattoni con ragù di tonno
5. cubetti di melanzane al forno
6. zucchine trifolate con aglio e basilico e fiocchi di latte

giovedì 17 luglio 2014

E riscoprirsi diversi

far breton aux pruneaux

Un giorno ti capita di fare qualcosa che vorrebbe essere un modo per mettersi in gioco e ti scopri diversa. Alla delusione iniziale per l'ipotetico insuccesso, subentra uno strano senso di consapevolezza di sé tutta nuova, che ti porta all'improvviso ad un nuovo livello. Non sono abbastanza esibizionista da mettere a nudo me stessa per due righe che durano un attimo. Non mi interessa. Il mio intimo, le cose che veramente mi rendono unica e diversa, che potrebbero essere il mio personalissimo titolo di copertina, rimane velato. E mi piace così.
Adoro Topolino e Paperinik per me è reale almeno quanto Piero Angela (per dirne uno a caso, dato che sto guardando Quark).
Sono capace del cinismo più becero e di fare ironia in un cimitero.
E anche qui, nonostante i miei forse due lettori, non mi sento di andare oltre. È pur sempre un luogo aperto e non entrerei mai nei dettagli. Non ce la faccio.

E riscoprirsi diversi.
Diversi da quando si è conosciuta un'amica, che poi si è persa. Anche l'amicizia può avere una fine, probabilmente. La tristezza è mitigata dal dato di fatto che la condivisione è finita, semplicemente non c'è più. Si prova e si sta a vedere cosa succede. Anche se questo significa stare a guardare quanto dolorosamente sia ormai tutto rinsecchito. Sono crepuscolare, ultimamente. Perché continuo a pormi delle domande e quelle volte che mi capita di trovare una risposta è quasi sempre la peggiore.
Chissà se passerà e come passerà o se rimarrò qui a sovrapporre strati di vuoti e pieni a delle fondamenta ormai traballanti.

Contrastiamo l'amarezza con un dolce, che racconta ancora una volta della Francia, che amo e che rimane un seducente posto dove vorrei stare per un po' lasciando che i miei pensieri si smarriscano per la campagna normanna. Semplice ed essenziale ma buonissimo e gratificante: Far Breton!

domenica 5 gennaio 2014

Pigrizia totale al gusto di limone: Lemon Meltaways!

Sono due giorni che vago svogliatamente per casa senza combinare nulla di nulla. Anche se nel mio nulla io ci infilo bucato a volontà, ristrutturazione estetica, ossibuchi per la cena di domani, lettura di un libro (per intero!) e un po' di shopping per la casa... oltre naturalmente a questi stuzzicanti biscotti, che nella loro disarmante semplicità ben si addicono al clima di pigrizia.
La ricetta viene da Martha Stewart, che io ho recentemente scoperto mentre cercavo una ricetta per i Gingerbreads da regalare a Natale (dopo diversi tentativi che non mi soddisfacevano). I miei omini di pan di zenzero (che spero posterò) mi hanno talmente soddisfatto da convincermi a provare qualcos'altro. I Lemon Meltaways non mi suonavano nuovi, ma non li avevo mai assaggiati anche se, non so come, riuscivo benissimo a immaginarne sia la consistenza che il sapore (un'ispirazione alla Ratatouille, insomma!).
E non mi sbagliavo! In bocca si sciolgono con un effetto simile ai nostri canestrelli ma il sapore, nonostante lo zucchero a velo che li avvolge (imprescindibile!) rimane aspro e pungente. Chissà come stanno con una confettura di fragole?
Per quanto mi riguarda, dopo questa prima volta vorrei provare a realizzarli anche con qualche altro agrume, magari arance o lime... vi terrò aggiornati!


giovedì 2 gennaio 2014

Salidou: il cibo degli dei

Salidou home made
Onore al merito al genio di chi, per primo, ha pensato di aggiungere il sale al dolce!
Probabilmente sarà stato uno di quei soliti errori fortunati, che fanno il progresso dell'umanità ;)
Comunque sia andata, sono contenta ad essere qui a godermi i capricci golosi del caso. Il Salidou, o Caramel au beurre salé, è una cremosa combinazione di zucchero, panna e burro salato, assaggiata per la prima volta in Normandia. Dopo aver rapidamente consumato il vasetto acquistato e non avendo in programma a breve ritorni nelle nordiche terre di Francia (purtroppo!), ho iniziato la mia personale ricerca della ricetta ideale di quello che era immediatamente diventato uno dei miei gusti preferiti.

Ma non avevo previsto il grande intoppo: il caramello, una vera magia di zucchero che io in quanto maga impacciata e inesperta non ero in grado di gestire. Tra pentole bruciate e zucchero sprecato a kili, mi sono sentita Topolino apprendista stregone in Fantasia! Nonostante video e consigli cercati su internet, il mio dispettoso caramello continuava a bruciarsi. Fino a quando, complice una settimana di ferie che mi aveva lasciato paciosa e rilassata, non mi sono messa pazientemente a riprovare, con la mia bella pentola in acciaio a fondo spesso più acqua e pennellino per pulire i bordi bruciati. E la magia si è compiuta!

Adesso finalmente posso preparare il mio Salidou ogni volta che voglio e la prossima volta ho intenzione di usarlo per farcire dei macaron (un'altra sfida e un altro grande amore).
Ma com'è che i francesi hanno inventato le delizie più seducenti del mondo?
Je vous aime, les Français!

P.S. Nonostante molte di queste cose le sapessi già e ciò non mi abbia assolutamente risparmiato dal replicare e replicare caramelli bruciati, queste sono le "regole d'oro" da sapere per affrontare il caramello:

  1. utilizzare una pentola in acciaio a fondo spesso (no all'antiaderente, che rischieremmo inutilmente di rovinare)
  2. mantenere la fiamma a potenza media
  3. distribuire lo zucchero a poco a poco e uniformemente, aggiungendone dell'altro man mano che lo vediamo sciogliersi
  4. non utilizzare strumenti di metallo per mescolare. C'è chi dice che sarebbe meglio non mescolare affatto, in base alla mia esperienza è utile girare un po' il caramello per miscelare lo zucchero sciolto a quello ancora in cristalli
  5. a volte qualche granello solitario rischia di bruciare: per evitarlo, si possono mantenere i bordi puliti con un pennello bagnato con poca acqua
  6. non distrarsi mai!
  7. ... incrociare le dita!