Qualche settimana fa ho finalmente avuto tra le mie mani l’arcifamoso Manuale di Nonna Papera, riedito dal Corriere della Sera sull’onda lunga di una preziosa iniziativa di Sabrine. Da bambina, avevo solamente avuto modo di vederlo a casa di mia cugina Barbara e preparare con lei una pasticciatissima torta di mele, dopo allora mai più. Eppure è sempre rimasto nei miei sogni segreti, insieme al Dolceforno e alla villa di Barbie! È vero, dopo Nonna Papera sono arrivati in successione il diario tri-ricetta della mamma, i ritagli di rivista, il web, i foodblog del cuore fino agli intoccabili Luca e Pierre (Montersino ed Hermé, ça va sans dire), però nessuna come lei sfornava insieme ai dolci una delicata atmosfera di casa, calda e famigliare. Non avete idea della mia delusione quando ho scoperto che non è consigliabile far raffreddare la torta sul davanzale, per evitare sbalzi termici! Ma io sono fermamente decisa a vivere il più possibile disneyanamente e, se rinuncio al davanzale con tanto di torta e orsi golosi, non posso evitare di lasciarmi tentare dal suddetto manuale alla sperimentazione di qualche ricetta.
Il nome: Pulmentaria. A quanto pare una delle focacce preferite di un certo John Chapman, detto Giovannino Semedimela. Più probabilmente un’invenzione di sana pianta delle autrici del libro, da Elisa Penna in giù, ispirato a un cibo latino. Non se ne trova traccia da nessun’altra parte. Persino Google rimane disorientato.
Il problema: nessuna foto, indicazioni approssimative, tanti dubbi e poche domande.
La soluzione: andare per tentativi.