giovedì 16 agosto 2012

La magia dei colori d'estate in una teglia golosa

Per adesso le mie vacanze estive sono inesistenti, d'altronde non amo il caldo e l'affollato agosto dei luoghi di villeggiatura e non mi dispiace godermi la città quando c'è più silenzio e si può attraversare la strada (addirittura la circonvallazione di Milano) senza essere stirati dalle automobili lanciate a gran velocità.
L'estate non è quindi proprio la mia stagione, ma c'è una cosa che amo e che invece non esiste in nessun altro periodo dell'anno: le verdure e la frutta, con i loro mille colori accesi e brillanti, i profumi, i sapori pieni di sfumature... e per una che ha un blog con un titolo come il mio non è mica poco! :)
Devo ammettere che i vegetali mi piacciono in generale nature, a volte senza nemmeno un po' di sale o di olio, perché quando sono maturi al punto giusto qualunque aggiunta toglie un po' di poesia al loro aroma, ma siccome non so resistere alla tentazione di infilare qualcosa nel forno, qualunque sia la temperatura esterna, il gioco è presto fatto: ed ecco qua i miei pomodori al forno ripieni di riso con contorno di patate. Ops, sto barando! Non sono miei, sono dell'imbattibile Paoletta

giovedì 2 agosto 2012

La mia storia d’amore con le parole… e un muffin speciale

Quando incontro una nuova parola è come se trovassi la chiave d’accesso ad un nuovo mondo: qualcosa che prima non esisteva adesso è lì e lo posso nominare, raccontare, fare mio. La prima volta che l’utilizzo mi sembra che un suono strano e inconsueto esca dalle mie labbra, che la mia penna produca grafismi sconosciuti, ma poi pian piano diventa familiare, entra a far parte di me e amplia il mio universo, accresce le mie percezioni.

Il mio rapporto con le parole è una storia d’amore cresciuta con me, con i suoi alti e bassi: ci sono parole che mi seducono, parole che mi divertono, parole che mi infastidiscono. Ci sono parole di cui mi sembra di non poter fare a meno, che poi scompaiono dal mio vocabolario fino a ripresentarsi quando meno me l’aspetto, con un non so che di crucciato e malinconico, come un amico ferito. Parole trite e ritrite, che cerco di evitare con lunghissime circonlocuzioni e parole inconsuete che mi piace riportare in vita, tirare fuori dall’armadio affinché riprendano aria, ricomincino a respirare.

La nostra bella lingua è ricca, ricchissima, capace di definire anche le sfumature più impercettibili con precisione puntuale: questo mi affascina e mi porta a ricercare sempre il modo migliore per dire una cosa, non mi interessa che sia il più semplice, il più “alla moda”, il più sofisticato. Per questo non sopporto chi bistratta i termini e ammazza la grammatica: perché è come restringere i confini della vita, del sentimento, togliere dei colori al mondo. Se dico cobalto intendo quella specifica tonalità di blu inconfondibile con qualsiasi altra, se parlo semplicemente di blu chi ho davanti non saprà mai immaginare l’esatta sfumatura dei miei pensieri.

E questo vale anche per la cucina: così come ogni disciplina, anch’essa ha i suoi termini specifici, meravigliosamente esatti. E io li amo ad uno ad uno, li cerco, ne ho fame come della torta più golosa. Perciò è inevitabile che ne troviate qualcuno sparso qua e là per il blog, come una goccia di cioccolato che arricchisce anche l’impasto più semplice.
A proposito di cioccolato: la ricetta che vi propongo oggi fa del cioccolato il complemento perfetto per la dolcezza tutta particolare dell’impasto, in cui la morbidezza della zucca si sposa con il profumo della cannella.
La parola, in questo caso, è una sola: scoperta.

mercoledì 1 agosto 2012

Cheese... la torta che non si mette in posa

Come al solito, ho fatto di testa mia.
Ma partiamo dall'inizio: invito a cena a casa di amici, e la torta chi la porta? Ma io, ovviamente!
Non che la cosa mi dispiaccia, anzi, quando il tempo non è troppo tiranno mi fa davvero piacere, perché mi offre una scusa per pasticciare senza dover pensare cosa farmene di tutta la mia produzione dolciaria di quantità industriale.
L’unico disguido è che, se ancora ancora me la posso cavare con la foto del dolce intero, è decisamente impossibile fotografare la fetta (che per me è indispensabile per rendere la texture e la golosità di ogni dolce), tanto più che in questo caso andava nappata con una salsina golosa. Devo ammettere (con un filo di imbarazzo) di avere meditato sulla possibilità di tagliare una fetta e poi ricomporre vergognosamente il dolce, ma la presentazione ne avrebbe decisamente risentito. E così la foto della succitata fettina è stata scattata in loco, con tutto quello che ne consegue: poca luce, zero preparazione, nappatura approssimativa. Ma devo comunque tutta la mia riconoscenza a chi ha aspettato a infilare la forchetta nella cremosità del dolce per darmi modo di immortalarlo: grazie della pazienza!

Per quanto riguarda la ricetta, come dicevo, ho ovviamente fatto a modo mio.
L’intento era quello di ricreare la mitica New York Cheesecake, da cui la scelta di affidarmi a qualche sito americano piuttosto che ai miei amatissimi blog di fiducia. Come al solito, all’ottantesima ricetta letta la confusione era a mille: Philadelphia o robiola? Panna liquida o panna acida? Uova intere o solo bianchi? Cottura a bagnomaria? Copertura con un secondo strato? Prima che il panico si impadronisse delle mie sinapsi, sono riuscita a scegliere quella che mi sembrava la ricetta più “ispirosa”, che avevo visto riproposta con proporzioni più o meno equivalenti in diversi siti (questa!).

Non avendo in casa una dose sufficiente di formaggio (ma è una dose folle!) e volendo anche evitare l’effetto mattone della crema, ho optato per la sostituzione di una parte di esso con la più soffice (e italianissima) ricotta. In più, la frolla del guscio non mi attirava quanto la consueta base di biscotti, perciò l’ho cambiata utilizzando quella della ricetta di California Bakery (per chi, come me, vive a Milano, è un’istituzione per quanto riguarda la pasticceria da forno americana!).
Purtroppo ho dovuto omettere la cannella, perché il mio lui non l’ama, ma la riporto nella ricetta perché se fosse stato per me ne avrei messo in quantità.

Le due salsine, invece, sono un facilissimo coulis di lamponi (una ricetta elementare ma divina) e una salsa al cioccolato. Il coulis mi piace perché l’aspro del lampone (e nel mio caso il tocco esotico del lime) contrasta piacevolissimamente con il dolce cremoso della cheesecake, mentre il cioccolato rappresenta un irrinunciabile che mette d’accordo tutti e aiuta nei legami sociali (altro che alcool!).
Nel mio intento c’era anche una terza salsa, il salidou (caramello salato) normanno, ma mi si è bruciato (eh sì, mica tutto può venirmi bene! ;) … sarà per la prossima cheesecake!

E adesso… dite cheese!